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ricordo la polemica sui giovani 'choosy', io credo che davvero ci siano tonnellate di persone in giro che non sanno fare nulla e si aspettanno che qualcuno gli dia comunque un lavoro, o i bonus o il reddito di cittadinanza. Poi ci sono quei pochi laureati bravi che ad essere definit choosy si offendono, ma avendo cervello sono già partiti per l'estero. Che è un fenomeno enorme, grave, e di cui si parla poco o per nulla.
Poi ci sono le polemiche su aziende che cercano ma non trovano, e offrono stage a giovani neolaureati in ingegneria che parlino inglese e tedesco, a 600E/mese, e se per caso perdi il lavoro a 45 anni non c'è alcuna speranza che qualche HR incapace di intendere e di volere ti consideri, perchè già vecchio per il mercato del lavoro (e spesso per direttive non loro, ma dei loro superiori).
E' tutta la società a funzionare a ***** di cane. Si parla tanto di meritocrazia. Conosco 50enni fenomeni, naturalmente tutto grazie al cervello che se è buono bene o male tale rimane, e 30enni totalmente rincoglioniti. Il problema è che chi ha del lavoro da offrire, non ha tempo nè capacità per fare scremature di 1000 candidati, per cui parti scremando su base età che è facile (ci riescono anche i laureati umanistici che infestano i reparti HR di tutte le aziende). Mica puoi fare 1000 colloqui, magari per ruoli con competenze specifiche che nessun HR ha. Anche le aziende americane scremano, ma mediamente vedono tonnellate di persone, e vanno in profondità, individuo per individuo, facendo anche 5 colloqui con 5 persone diverse in un pomeriggio (per fare media, ed essere più affidabili).
Il risultato finale è che l'assenza di meritocrazia è totale, sia per chi un lavoro ce l'ha, sia per chi non ce l'ha. Quelli che su Linkedin si lamentano fanno la figura degli sfigati del lavoro, come quelli che non trovanno donne sui forum. E per quanto le capacità servano, sono ben più utili le conoscenze che si hanno, saranno quelle a salvarti i ciapett se resti senza lavoro, perchè di trovarne uno usando i canali tradizionali quasi non se ne parla.
E' davvero una società di *****, alla fine ci sta anche di perdere la speranza e diventare un cosiddetto 'neet', quelli li capisco. Però non quando lo diventano a 20 anni, devi almeno prima averci provato.
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Guardate cosa fa l'inventiva....... Una maestra d'asilo texana per rendere il distanziamento sociale meno angosciante per i suoi piccoli alunni ha trasformato i banchi in... automobili.Altre maestre hanno preso spunto, dando anche delle regole: «Quando abbiamo incontrato i nostri nuovi studenti per la prima volta gli abbiamo dato le chiavi delle loro nuove auto e gli abbiamo spiegato che ogni volta che "usciranno" dall'abitacolo dovranno indossare la mascherina: stiamo cercando di usare un approccio ludico per rendere il distanziamento sociale più a misura di bambino».12-24-55-0.jpg
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In Italia i sindacati l'avrebbero denunciata, per aver messo in cattiva luce le colleghe, come del resto è successo a Prato.
No comment -
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Stamattina volevo fare come quello di fullmonti, giacca e cravatta e far finta di andare in ufficio... Tanto per non deprimerci.
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Io lavoro nel turismo quindi sono stata 4 mesi ferma e adesso ho ripreso a setirmane alterne se non avremo clienti non so come andrà a finire. Sto a casa a ripassare le lingue e mandare CV e cercare idee per eventualmente aprire un'attività mia. Non esco a spendere perché la cassa integrazione mi basta per mantenermi e stop e perché non ho amici che abitino vicino e in più sono single da tempo. Tutti a dire sei carina ed intelligente e poi quando senti le notizie alla tele vorresti chiudere subito.E non vorrei mai dover richiedere il reddito di cittadinanza, al momento vado a lavorare dove mi capita ma sono tutti contratti del cavolo.
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Io sono una consulente in un settore dove la mia figura (in ambito privato) è un “lusso” di cui si può fare a meno percui, i clienti con i quali avevo iniziato delle trattative prima del lockdown, non hanno più proseguito le consulenze, un paio mi hanno ricontattata per continuare il lavoro i primi giorni di agosto ma non ho fiducia di recuperare qualcuno degli altri, devo però specificare che il privato non è il mio core business.
Discorso diverso è l’ambito aziendale dove la mia figura ha importanza rilevante.
Le aziende del mio settore sono state bloccate in un momento molto importante dell’anno del loro ed il mio lavoro, ed in pratica è come se si fosse perso un anno.
Poichè quasi il 70% del fatturato viene realizzato con l’export, quello nazionale 2020 è da considerarsi quasi nullo mentre quello estero va considerato a macchia di leopardo, perché le nazioni hanno chiuso i loro mercati, oppure hanno rallentato o fermato il loro business, in momenti diversi e, alla riapertura, le nostre aziende hanno dovuto far fronte alla produzione degli ordini arrivati prima e durante la chiusura di conseguenza, fino alla fine di giugno- primi di luglio, il lavoro è stato molto ma poi è arrivato un forte calo.
C’è da dire anche che molte aziende hanno fermato la produzione per via del decreto ma hanno immediatamente riconvertito gli stabilimenti e riaperto come “aziende strategiche”, pertanto dopo la riapertura hanno appaltato all’esterno la nuova produzione e sono tornati al loro lavoro.
Nel settore, attualmente ho notato un po’ di confusione perché non è facile per un’azienda manifatturiera reinventare un intero settore dall’oggi al domani, è una sfida importante che, nonostante l’urgenza, richiede interventi ponderati per via delle ingenti risorse da impiegare e del loro corretto collocamento.
Sicuramente alcune realtà, anche piuttosto conosciute, non ce la faranno a superare questa fase tuttavia, contrariamente a quanto avviene per il retail, nel mio settore l’agonia avviene in modo lento e lungo. In passato era consuetudine che le aziende sane assorbissero i dipendenti di quelle che chiudevano e che ritirassero i capannoni e parte dei macchinari, tuttavia con l’avvento dei fondi di private equity è una consuetudine che è andata perdersi e il ricollocamento dei lavoratori è diventato più impegnativo.
Per ciò che mi riguarda, spero di cuore che i buyers dell’estremo oriente, cinesi in primis, tornino presto in Italia perché senza di loro il nostro export è molto limitato, e l’export è quello che tiene in piedi le nostre fabbriche. -
esatto, a parte il finale. Sono un peso soprattutto per i loro genitori, perchè al netto del fatto che anche gli asini escono in 5 anni da certe università, e non in 8, l'affitto che ti chiedono non dipende dall'università cui sei iscritto, nè di solito le tasse universitarie. E nella quasi totalità dei casi, potevi fare quel lavoro senza studiare, quindi tanto valeva iniziare a 20 anni a "fare HR".
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Tua opinione che generalizza molto.
In campo umanistico ci sono lauree e lauree.
Personalmente evito di giudicare i percorsi degli altri. -
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