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certo che potrei staccarmi da tali dinamiche, il fatto è che sarei poi "un'isola". Non è che però i problemi si risolvono soltanto affermando la mia indipendenza. Sarebbe molto riduttivo...vivrei coi paraocchi se pensassi di andarmene e li lasciassi cuocere nel loro brodo. Il problema è che va scardinata una certa dinamica familiare che prevede che i singoli si "annullino" di fronte ad una famiglia, che esiste solo lavorativamente parlando.
Io non riesco a impormi in nulla su di loro da solo. Se almeno mi facesse da sponda mia sorella...
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Sei stato molto chiaro e mi sembra di aver capito bene la questione. pensa una cosa: puoi essere tu quella generazione che spezza la catena di famiglia 'lavoro e lavoro'. per farlo però non bastano le intenzioni, ti serve un percorso che sicuramente non sarà breve ma molto produttivo. devi dimostrare con la vita che si può lavorare il giusto e trarne un profitto adeguato tenendo un certo livello di benessere, specie se si ha già una buona base di partenza.
Le guerre hanno sconvolto anche il lato educativo delle nostre generazioni precedenti, creando quel bisogno di dover produrre in continuazione..per qualche forma di paura nei confronti di una carestia o una guerra o per trauma psicologico di aver vissuto a stenti per anni. realizza le tue idee e vedrai che la realtà muterà in tuo favore.
Un percorso psicologico può essere utile quale modo per imparare ad educare la nostra mente sui piani che normalmente ci sfuggono e ci creano le dinamiche dell'ansia/stress. quello che conta è che il tuo benessere arrivi di pari passo con dei risultati -
Insomma...non vogliono nemmeno che vada a vivere da solo.
Ogni volta che provo a prendere il discorso mia madre incomincia a boicottarmi in ogni modo con frasi del tipo "tu da solo..ma come fai?", "non sai gestire una casa, non sai pulire, non ti cucineresti nemmeno...", fino a generare un vero dramma familiare. Sta operando, per smontare ogni mio progetto, nei seguenti modi:
a) in fase iniziale approva il mio bisogno di indipendenza
b) successivamente dice che non me la saprei cavare da solo, anche perchè essendo solo di fatto non c'è bisogno di vivere fuori di casa
c) sostiene quindi che vivendo da solo passerei la vita da eremita non avendo "scuse" per uscire di casa al di fuori del lavoro. Mi trovo in questa situazione di "eremitaggio" proprio per la situazione abitativa attuale e il fortissimo disagio che provo a stare in casa mia e con i miei.
d) alla luce di tutto il mio è solo un capriccio, aggravato dal fatto che sono "ingrato" verso la mia famiglia.
Mentre mio padre quando dico di volere andare a vivere da solo accoglie la notizia con una freddezza, un distacco e un disprezzo tale che mi raggelano letteralmente il sangue, come se per lui "morissi" come figlio nel momento stesso dell'uscita da casa.
E stiamo parlando solo di trasferirsi a pochi chilometri... -
Ci potrebbe essere una mezza verità in quello che dicono: probabilmente tu (come chiunque altro si appresta ad uscire definitivamente dalla casa di famiglia) veramente non sei pronto al 100% per intraprendere questa scelta, tuttavia qui dovresti fare entrare in gioco la TUA determinazione. per esempio 'ok non sarò uno chef né un domestico, ma cara mamma, mi metto alla prova. piu' faccio piu' miglioro'.
Tieniti pronto anche al fatto che, una volta eventualmente trasferitoti, i tuoi verranno a trovarti e troveranno da criticare qualcosa circa la tua gestione della casa. lì vale lo stesso principio 'Provo, sbaglio, ne prendo atto, miglioro'.
è chiaro che i tuoi siano spaventati dall'idea di vederti andare via e le questioni che ti pongono non sono altro che frutto di queste loro paure, non pensare che vogliano effettivamente boicottarti.
Un augurio di buona giornata. -
Guardando il post di discussione mi ricordi il personaggio di Renato Pozzetto "un povero ricco", ovvio non è che sei il proprietario di una fabbrica però stai bene e già esserne consapevole invece di piangersi addosso secondo me fa molto.
Quello che posso consigliarti è: se c'hai già un bel gruzzoletto regalati un viaggio, se non sei molto abituato a farlo di scegliere una meta vicino a casa tua (covid permettendo) e farti sto regalo una volta al mese, già inizieresti a combattere quella monotonia che ti infastidisce magari. Come dicono nel film "Vanilla Sky": ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente...forza! -
Questo l'ho letto solo ora, scusami. Come dicevo nel post precedente prova una volta ogni 1-2 mesi di organizzarti un weekend. Stai sicuro che i tuoi genitori metterebbero comunque i bastoni fra le ruote ma comunque avresti veramente un iniziale impatto su come può essere la tua vita con una certa indipendenza e non stiamo parlando di una vita senza di loro. Ce ne sono tanti che hanno le case loro però comunque si fanno aiutare dai genitori, si portano a casa la lasagna preparata dalla mamma e se la mangiano a casa loro, non c'è nulla di male.
Non bisogna fare il salto estremo ma sicuramente un'esperienza alla volta, magari prima 3 giorni poi una-due settimane di vacanze comunque ti fanno crescere e ti fanno soprattutto capire se potresti farcela. Per pulire la casa o i piatti non ci vuole una grande abilità, così come cucinarsi un piatto di pasta. Riguardo i discorsi che ti fanno male e ti fanno sentire in colpa il pensiero che devi fare è: non può essere invece che sono loro che senza di te (in questo caso tua madre) capisse che senza di te la sua vita è pressoché inutile? Scusa la crudezza ma è un punto di vista che sto cercando di darti senza sapere se è una cosa vera o no. -
Se abitassimo in una situazione normale io continue rei tranquillamente ad abitare con loro, il mio più che desiderio di autonomia è un odio profondissimo verso il loro modo di vivere che era già sorpassato negli anni '30. Viviamo fuori mano, a 20 minuti di auto da tutto e sopra l'attività di famiglia, senza nessuna separazione con questa. Mi sento bloccato per fare tutto: a parte il lavoro il resto della vita è ridotto a zero. Rimanere lì significa condannarsi a fare 7/7 lavorativi.
Chiaro che mia madre si è resa conto che la motivazione principale che mi spinge ad uscire di casa è la critica verso quanto impostoci da lei negli ultimi 30 anni. Io ho pochi amici ed esco di rado, ed è convinta che mi isolerei ancora di più. Ma io sto impazzendo in quella situazione. Ai tempi dell'università ho già vissuto da solo con un buon grado di autonomia.
Mio padre invece ha già sentenziato che come lui ha suo tempo (faceva un altro lavoro) ha dovuto passare ogni minuto del suo tempo libero lì dentro ad aiutare la moglie toccherà a me fare lo stesso perchè "è così che si deve fare". Lui boicotta, eccome.
Quello che vorrei ottenere è quello che per altri è la totale normalità: avere il fine settimana libero per me, senza dover giustificare e motivare ogni singola uscita di casa, non prendere la macchina per qualsiasi cosa una votla tornato dal lavoro ecc.., il prezzo sarebbe però una notevole riduzione del rapporto con la mia famiglia, visto che eviterei di presentarmi il fine settimana per evitare la corvè familiare. -
Frena..chiariamo vengo da una famiglia benestante ma assolutamente non ricca. E tra l'altro di un benessere pagato a caro prezzo ed inutile nella nostra situazione. Essendo stato obbligato a contribuire all'attività di mia madre fin da ragazzino ho un terrore sacro nello spendere il denaro. Anzi per lo più da questa situazione sono derivati condizionamenti: passare estati e fine settimana a lavorare in un posto fuori mano da tutto ha azzerato le possibilità di fare esperienze e coltivare amicizie, condurre una vita "diversa" da tutti i tuoi amici e compagni di scuola alla fine ti fa sentire diverso. E sono già introverso di natura. Le opportunità che potevo avere, all'inizio ero molto brillante all'università e facevo bene sperare, sono tutte svanite per una serie continua di boicottaggi familiari e auto-boicottaggi.
Alla fine mi sono "accontentato" del posto fisso vicino casa, fortuna almeno quello, ma solo per avere un ripiego lavorativo decente. Se non avessi avuto le gambe tagliate a livelle "caratteriale" e avessi avuto una famiglia più funzionale e meno ingombrante probabilmente avrei avuto una vita totalmente diversa e migliore. Anche venendo da una famiglia umile.
Ho già vissuto solo una volta, alla fine me la so cavare. Se iniziassi a fare dei week-end fuori casa mi "ammazzerebbero" di domande, vorrei evitare l'esaurimento nervoso.
Il problema è che mi sento succube di quel sistema clanico-familiare da cui provengo che prevede zero autonomia per i singoli membri e unità completa della famiglia. Si tratta di una cellula produttiva funzionale al lavoro, com'erano le famiglie contadine e mezzadrili fino agli anni '50. Ma non è una vera famiglia.
Mia madre era succube dei suoi genitori e sta replicando con noi la stessa situazione. E' una famiglia in cui nessuno entra e nessuno esce, mai.
A 40 anni mia sorella vive ancora con noi, dopo essersi lasciata col marito e avendo una casa a disposizione, è normale?
E nonostante questo io continuerei lo stesso a vivere in questo sistema marcio, se non avessi sviluppato un odio incredibile e viscerale verso l'attività di mia madre. -
Inizia con eliminare gli autoboicottaggi, poi in sé la barriera mentale te la sei autocreata, poi con la storia del film di Pozzetto non volevo dire che sei uno sbonnato di soldi ci mancherebbe, parlavo del fatto che comunque hai una stabilità che può far in modo di crearti un obiettivo. E francamente chi se ne frega delle domande che potrebbero farti, non sono loro il tuo problema, sei solo tu che puoi iniziare a rompere lo squarcio per farti spazio. E non mi dire che non si può perché non è così.
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